sabato 17 novembre 2012


MEDVODE - PANCEVO




A Settembre pochi giorni di riposo e via, tempo di migrare di nuovo per i Balcani, stavolta in Slovenia, dove ho allestito una mostra personale intitolata "Nell'attesa di una catarsitrofe" (la prima dal 2009!|) a Medvode, appena fuori Lublijana, grazie a Zoran Lesjak, Katja e gli amici del Centro Giovanile. Dopo l'inaugurazione abbiamo ballato tutta la notte nel famoso centro sociale Metelkova di Lublijana, veramente un gran posto, all'altezza della sua fama, e il giorno dopo via verso Belgrado per una nuova tappa di Bitta Generation, stavolta a Pancevo. La Slovenia è una terra amena, boscosa, credo di non aver mai visto una terra così verde, soffice... diversamente da Pancevo e dal desolato paesaggio della Vojvodina, la pianura intorno Belgrado, dove ci siamo risvegliati il giorno dopo! Mi tornava in mente il viaggio di cinque anni fa con Alberto Corradi per il Fantom Fest: stesso treno, stesso risveglio grigio, stesso paesaggio.




Pancevo, degradata nel XX secolo a sobborgo industrale di Belgrado, è suo malgrado diventata famosa negli anni scorsi come “la città più inquinata del mondo”, una Porto Marghera all’ennesima potenza, una Bhopal europea, soprattutto in occasione del bombardamento della Nato nel 1999 le cui bombe intelligenti sono andate a distruggere raffinerie e impanti petrolchimici con la dispersione di migliaia di tonnellate di prodotti altamente tossici, un vero ecocidio autorizzato. Per non parlare dell'uranio impoverito. Chiunque si trova per la zona industriale di Pancevo, sotto un pennacchio di fumo giallo ocra, non può pensare che l'inferno debba essere qualcosa di molto diverso!
Siamo dunque arrivati all’alba a Belgrado, pronti ad indossare le maschere antigas, e (io e Zoran) abbiamo fatto colazione a base di Pivo (birra) secondo lo stile locale (Jelen  since 1756 ovviamente). Io ho disegnato la prima vignetta sul tavolo del bar, dopo aver appreso che alcune persone erano morte proprio a Pancevo della febbre del Nilo Occidentale, giunta anche da quelle parti per via del riscaldamento globale.


Pancevo è tuttavia un luogo davvero particolare, col suo fascino post-industriale, post-atomico, post-tutto...mi dà sempre l’impressione di essere l’ultimo post-o prima della fine del mondo. Abbiamo anche incontrato una troupe italiana in una fabbrica fatiscente: pensavo stessero girando un sequel de L’ultimo uomo rimasto sulla terra, invece era una produzione RAI, una di quelle cagate di sceneggiati della nostra tele nazionale, stavolta su Giovanni Borghi, fondatore di Ignis.
Pancevo é anche la città di Zograf, e uno dei centri di irradiazione del nuovo fumetto underground che ha conquistato l’Europa e il mondo. Ed è senz'altro la ragione per cui ci siamo ritrovati a tossire in una città all'apparenza tanto squallida, per fare fumetti, murales e animazioni. Lottando contro l'endemica disorganizzazione serba, siamo alla fine riusciti ad allestire alla Galleria Elektrika una mostra dignitosa  (allego il servizio televisivo), decorata con le ossa di mucca fosforescenti trovate alla Riserva di Peshcara,  concludendo il vernissage con una chicca: la rivisitazione dylaniana in chiave radioattiva: "The ass of my friend is glowing in the dark"!









venerdì 16 novembre 2012

BANJA LUKA



Finalmente trovo il tempo per raccontare qualcosa delle nuove, fenomenali e inevitabilmente surreali avventure balcaniche tra agosto e settembre. Sono così tante le immagini, le risate, i volti, che condensare tutto in poche parole mi riesce difficile. Ad Agosto io e Gisela siamo andati in Bosnia, precisamente a Banja Luka, per partecipare al rutilante caravanserraglio europeo dello Youth Exchange, e al festival Creative August, ospiti dell'Associazione Zdravo Da Ste. Con il laboratorio di fumetti ci siamo occupati di un argomento caldo, la mobilitazione locale per difendere Picin Park, un parco urbano aggredito da un progetto di speculazione e indicibile corruzione. Qualcosa di inedito per queste zone, non la corruzione ovviamente, ma la mobilitazione civile. Un dettaglio significativo: Picin Park si traduce letteralmente come Parco della Vagina, o ancora meglio, Parco della Fica. E gli slogan erano del tipo: Il parco della Vagina stuprato dai Grattacieli Pene, oppure “Lasciate il parco ai cavalli onesti!”. Sotto il flusso ispiratore del popolo abbiamo creato tra gli altri un fumetto intitolato “Park Wars” nel quale raccontavamo le vicissitudini dei Banja Luka Skywalkers contro l'Impero della corruzione. Mi ha colpito la frase di un giornalista, Aleksander Trifunovic: “La gente fatica a capire queste proteste pacifiche, perché in Bosnia non c’è mai stato un cambiamento senza violenza!”. L’esperienza è stata suggellata da una mostra collettiva al Centro Giovani (per l'allestimento abbiamo utilizzato i rami di uno degli alberi uccisi dalle ruspe e dal cemento)  e  da uno strepitoso concerto del nostro laboratorio di musica, trainato dalla Compagnia Algazarra del Portogallo, con un paio di macedoni, Katja e una ballerina argentina di mia conoscenza. Da un paio d'anni poi il logo del Creative August é un mio disegno, realizzato in una nottata del 2010, proprio qui a Banja Luka. 





Ovviamente a Banja Luka non si può fare a meno di andare al Caffè Numero Uno, testimonianza fra le tante dell'amore sconfinato che gli ex jugoslavi nutrono per il Nostro Alan Ford.



Non mi stanco di ripeterlo: la Bosnia è una terra meravigliosa, e il canyon del fiume Vrbas è bello da impazzire. Ma soprattutto la vita è più semplice, i bar hanno ancora tavoli fatti con tronchi in legno grezzo, e i cartelloni pubblicitari sono ancora presenze sporadiche. La natura è ricca, rigogliosa, peccato che ci siano tante mine antiuomo ancora sparpagliate qua e là. Il paesaggio è pieno di montagne, come l’Abruzzo, con tanti paesini arroccati sulle cime, dai quali svettano non solo campanili, ma anche bianchi minareti. Un apresenza alla quale ti abitui e ti affezioni in breve, tanto che quando passi nella frigida e monoculturale Croazia ti senti mancare qualcosa. Da Banja Luka io e Gisela siamo andati a Sarajevo, dove ho potuto riconfermare il mio voto di amore per una città che quattro anni di assedio hanno potuto intaccare ma non distruggere nella sua unicità. Poi il ritorno. Il viaggio in barca all’andata è stato soffice e foriero di sogni ispirati, il viaggio di ritorno purtroppo funestato da una vera calamità...una carovana di pellegrini pugliesi di ritorno da Medjugorie!! 





mercoledì 7 novembre 2012